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Autore: atriodeigentili

La speranza non muore, ma dove sta?

L’Atrio dei Gentili, l’Azione Cattolica di Fossano e l’Editrice Esperienze, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Fossano, propongono tre appuntamenti sul tema “La speranza non muore, ma dove sta?” per riflettere sull’uscita dalle tante crisi di oggi.

Misurarsi sulla qualità della speranza

Dietro le quinte della paura

Mentre è in corso il conto alla rovescia che scandisce l’arrivo imminente dell’anno 2000, sembra riproporsi con forza ed anche con confusione un tema cruciale per la vita di ciascuno. Si tratta della speranza, che è spesso messa alle corde, ma che è anche una risorsa sorprendente oltreché una prospettiva interessante. Non mancano, sulla frontiera della speranza, i segnali confortanti, le testimonianze forti, le risposte profetiche. Ma ci sono pure tante incertezze, tante fragilità, tante paure. Da uomini e da credenti diventa urgente misurarsi sulla tenuta e sul rilancio della speranza appunto, sul suo spessore, sulla sua qualità.

Magari si fa pure doverosa una riflessione sulle storture o le vie traverse in cui la speranza può finire, con delusioni e frustrazioni, se non sconfitte che pesano.

Con questo intento l’Editrice Esperienze, l’Atrio dei Gentili e l’Azione Cattolica di Fossano hanno predisposto tre momenti di approfondimento, di ascolto e di confronto, partendo dalla speranza e ritornando alla speranza.

Programma

Lunedì 9 marzo 1998 ore 20:45
Sperare da cristiani alle soglie del 2000
mons. Pino Scabini
assistente nazionale MEIC e docente della Pontificia Università del Laterano.

Venerdì 20 marzo 1998 ore 20:45
Affidare la speranza alle nuove religiosità?
prof. Walter Maccantelli
collaboratore del CESNUR (Centro Studi Nuove Religiosità).

Venerdì 27 marzo 1998 ore 20:45
La speranza nasce nel buio dopo la violenza (testimonianza)
Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino
vice-presidente dell’Associazione Libera (contro le mafie).

In cerca di una mappa…

Povertà, castità, obbedienza: verso una regola di vita

Fossano, 7 febbraio 1998

“L’attività di lettura presenta, al contrario, tutti i tratti di una produzione silenziosa: movimento di deriva attraverso la pagina, metamorfosi del testo da parte dell’occhio che la percorre viaggiando, improvvisazione e attesa di significati indotti da qualche parola, scavalcamento degli spazi scritti, effimera danza. Ma, inadatto all’accumulazione (salvo nel caso scriva o «annoti»), il lettore non garantisce se stesso dall’usura del tempo (egli dimentica sè leggendo e dimentica ciò che ha letto), se non attraverso l’acquisto di un oggetto (libro, immagine) che non è altro che l’ersatz (la traccia o la promessa) di istanti «perduti» a leggere. Insinua le astuzie del piacere e di una riappropriazione nel testo dell’altro: egli ne diventa bracconiere, ne è trasportato, si fa plurale come dei rumori del corpo. Rumore, metafora, attività combinatoria, anche questa produzione è una «invenzione»di memoria. Essa fa delle parole il tessuto di storie mute. Il leggibile si muta in memorabile: Barthes legge Proust nel testo di Stendhal; lo spettatore legge il paesaggio della sua infanzia in un reportage di attualità. La sottile pellicola dello scritto diventa un movimento di strati, un gioco di spazi. Un mondo diverso (quello del lettore) si introduce nel luogo dell’autore.”

M. DE CERTEAU, L’invention du quotidien, tomo I, Arts de faire, Paris, 1980, p. 24.

Qualche dato storico

Distinzione tra precetto e consiglio

  • registro della gratuità
  • funzionano come eccedenze critiche

Croce degli interpreti: il giovane ricco

Al loro fissarsi in tre (XII-XIII sec) non si presentano come un contenuto esaustivo del Vangelo: sono piuttosto una struttura offerta all’esistenza evangelica, creare nell’uomo uno spazio in cui il discorso della montagna abbia uno sviluppo ideale

L’immagine

La memoria come attività di lettura

“Pensiamo alla azione che compiamo leggendo: scorriamo un testo, che è prodotto da un altro, dal suo pensiero, dal suo mondo, o, meglio, è il segno sulla carta che il mondo di un altro ha lasciato. E’ come la fissazione di un gesto, fotografia che blocca l’attimo di un movimento. Leggendo, rimettiamo in movimento il testo, con l’inserire questo “momento” di un altro nello scorrere della nostra vita: leggiamo con il nostro passato e ci porteremo dietro da lì in poi, comunque, anche se lo dimentichiamo, quello che abbiamo letto. E produciamo in noi stessi, a partire dalla lettura, qualcosa di nuovo che non sapevamo di possedere e che, a volte, siamo convinti sia nel testo, ma poi non lo ritroviamo!

La lettura è dunque una operazione: non un dato, nè un concetto: invece una successione di atti concatenati, che operano tanto su materiale esterno a noi (il testo e il mondo del suo autore attraverso esso), quanto su materiale della nostra interiorità (il nostro passato, il nostro sapere, le nostre domande….). La nostra interiorità diventa il laboratorio di questa operazione.

La figura della lettura è buona trama con cui cominciare a parlare della memoria; anch’essa è una operazione, non un dato, nè un concetto, non un “qualcosa”, un oggetto: è invece una successione di atti complessi il cui laboratorio è la nostra interiorità o, nel caso di una memoria collettiva, è “l’interiorità comune”, la capacità di comunità o gruppi di elaborare continuamente i dati esterni (il testo di una regola, gli scritti sul carisma, il mondo e la vita secondo lo Spirito del fondatore) e i dati interni (la vita quotidiana delle comunità, i problemi che si trovano ad incontrare nella storia….).

Altro dato fondamentale è che la memoria agisce su un arco di tempo, un paradigma generativo, dal passato per la produzione del futuro: un segno, una traccia del passato ci raggiunge, e nel suo raggiungerci ritrova vita, la nostra vita, nel presente, e attraverso questo diventa un elemento di costruzione del futuro.

L’arco di tempo che viene così ricollegato dall’operazione della memoria diventa, in un qualche modo, compresente: passato e futuro si incontrano in un presente che è il nostro, e la memoria funziona come paradigma generativo.” 

Ma memoria di che? Memoria del Battesimo

nel presente: la povertà

“Questa appropriazione non è solo una operazione descrittiva: non si tratta cioè semplicemente di sapere (o peggio ancora di dire) di sè, anche se già questa è una attitudine non così diffusa nella nostra situazione odierna. Si tratta piuttosto di coniugare il sè, la dinamica psichica del presente, con la sua radice spirituale, quella che la teologia classica chiama la coscienza del proprio stato di creaturalità. Questa coniugazione ci è offerta nella mediazione possibile del consiglio della povertà: il nostro presente, che è l’unico territorio che ci è dato per assumere in pienezza e con responsabilità le legge della perfetta carità, è insieme segnato dalla limitazione della nostra condizione di creature, che è la nostra povertà radicale e fontale. Non siamo Dio, e da Lui dipendiamo, radicalmente.”

nel passato: l’obbedienza

“L’accettazione nell’obbedienza di un dato che ci raggiunge dall’esterno, come altrove elaborato, e che chiama a reintegrazione di sè, come esperienza non di disperante autoritarismo, ma di discernimento possibile, tutto questo si presenta come il luogo concreto e storico dove si riceve il passato del carisma, come passato vivente e non museale, e incarnato dalle persone che sono chiamate a farne testimonianza.”

nel futuro: la castità

“Qui la forma descrittiva prende la forma della progettualità volontaristica che, pare, altro non ci sia dato rispetto al futuro che di esprimere pie intenzioni. Ma più interessante sembra invece la prospettiva offertaci dal paradigma della castità, capacità e virtù del fermarsi sulla soglia del mistero che non ci appartiene, concretizzata dal fermarsi sulla soglia del mistero dell’altro, senza violarlo, neppure per amore.

Esercizio di discrezione sul mistero come coniugazione del desiderio/progetto che in forma di impegno esprimiamo su un futuro che non ci appartiene e della sua radice teologica, il riconoscimento della Signoria totale di Dio sul tempo, sulla storia, sui progetti. L’appropriazione del futuro si esprime come desiderio discreto, vibrazione del cuore e della volontà che sa di non avere in sè la possibilità di compiersi.” 

fedeintelletto
scienza
consiglio
puri di cuore
coloro che piangono
misericordiosi
castità
speranzatimor di Dio
fortezza
poveri in spirito
affamati di giustizia
perseguitati
povertà
caritàpietà
sapienza
miti
operatori di pace
obbedienza

“Chi si lascia guidare dai doni dello Spirito Santo si può paragonare a una nave che voga a piene vele, con il vento in poppa; chi invece si lascia guidare dalle sue sole virtù e non dai doni, a una scialuppa che si fa avanzare a forza di remi, con più lentezza e molta maggior fatica e rumore”.

L. LALLEMANT, La dottrina spirituale

Lectio

  • Mt 19,16-30

Materiali e registrazioni

  • Schema di lavoro (PDF)
  • Un brano di Erri de Luca sulla castità (PDF)
Introduzione di Stella Morra
Lectio Mt 19,16-30

Ancora il tempo della semina

Coltivare una adultità feconda di infanzia

Sono diventato per me
un terreno aspro
che mi fa sudare abbondantemente

AGOSTINO, Le confessioni

Fossano, 15 novembre 1997

L’ipotesi di 4 anni fa (Seminario Adolescenza/Adultità I)

Adulto è colui che è in grado di percorrere coscientemente la propria interiorità come il luogo in cui identità e reale si intrecciano; l’adolescenza, come capacità non compiuta di questo, non è solo un dato psicologico, ma anche un dato dello “spirito dei tempi” della modernità.

L’immagine

Enea va a fondare una città altrove, con il padre sulle spalle e il figlio per mano: solo fatiche da portare (moralismo) o scelte da fare (ideologia)? Forse manca una donna in questa figura? Per fondare quale città e dove?

Rileggiamo…

…quattro anni dopo lo stesso testo di Bettelheim, sulla mentalità del ghetto. Riusciamo a contestualizzare di più rispetto alla situazione storico- culturale oltre che a quella personale e psicologica?

E Dio in tutto cio?

Lectio

  • Luca 1,46-55

Materiali e registrazioni

  • Programma e testi di approfondimento (PDF)
Introduzione di Stella Morra
Spunti dal dibattito
Lectio: Lc 1,46-55 (Stella Morra)

Panel sul tema: “Fede e cultura”

Domenica 5 ottobre 1997

Seminario Vescovile – Fossano

Dieci esperti scelti dalla Diocesi di Fossano, dallo STI (Studio Teologico Interdiocesano) e dall’Atrio dei Gentili hanno affrontato e discusso il tema del rapporto tra fede e cultura. Hanno assistito alla discussione oltre cinquanta persone.

Esperti scelti per il Panel

Moderatore: don Corrado Avagnina, direttore de “L’Unione Monregalese

1. Luigi Grosso: sociologo, membro del consiglio di Amministrazione del Consorzio socio-assistenziale “Monviso Solidale”

2. don Pino Pellegrino: direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Fossano

3. don Duilio Arbarello: insegnante di Teologia Fondamentale presso l’Istituto Teologico Interdiocesano

4. Graziano Lingua: insegnante di filosofia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fossano

5. Francesco Tomatis: insegnante di filosofia presso l’Istituto Teologico Interdiocesano

6. Stella Morra: docente presso la Pontificia Università Gregoriana

7. Aldo Ribero: insegnante di religione presso il Liceo Scientifico e Classico di Cuneo

8. Carlo Barolo: insegnante di religione presso l’ITIS “Vallauri” di Fossano

9. Antonio La Banca: segretario della Consulta regionale delle Aggregazioni Laicali

10. Ivana Borsotto: presidente della Commissione Consiliare Cultura del Comune di Fossano

Lettera di invito con proposta di metodo di lavoro

Cari amici,

vogliamo innanzi tutto ringraziarvi per aver accettato di condividere con noi le vostre riflessioni in occasione del Panel di studio che si svolgerà

Domenica 5 ottobre 1997

dalle ore 15,30 alle ore 18,30

in Seminario a Fossano.

Come preannunciato, il tema sarà il rapporto tra fede e cultura; questa scelta si inserisce innanzi tutto nel percorso sinodale delle nostre chiese locali e nell’orizzonte dello sforzo verso un progetto culturale che tutta la Chiesa Italiana sta compiendo.

Ma si inserisce anche nelle scelte che caratterizzano l’Atrio dei Gentili, che nel suo primo anno di esistenza vorrebbe cominciare a trovare anche alcune espressioni riflesse e teoriche dell’esperienza concreta e vitale fatta in questi anni, esperienza di ricerca di parole della fede dette nella particolarità delle “culture” in cui le persone concrete vivono.

Il tema è volutamente formulato in termini estremamente generali e ampi: ciò è funzionale al metodo scelto, quello del panel: si tratta di una discussione elaborativa tra un numero alto di interlocutori, chiamati a produrre un chiarimento dei termini di un problema e una esplicitazione delle diverse eventuali posizioni e prospettive.

Questa discussione è compiuta di fronte ad un pubblico, che non ha però possibilità di intervento: non si tratta dunque né di una conferenza, né di una tavola rotonda, ma di una vera e propria sessione di lavoro.

Gli interlocutori sono stati scelti in base alle loro esperienze e competenze, e perché possono essere portatori di diverse realtà e esperienze.

Le prospettive concrete di questo lavoro potranno consistere nel pubblicare la discussione avvenuta, anche come contributo al Sinodo, nella eventuale proposta che l’Atrio dei Gentili potrà fare di iniziative che si ritengano utilmente indicate dai lavori, e, se ci interesserà, nell’eventuale individuazioni di altre sessioni di lavoro.

Ci pare che un elemento fondamentale di positività di questo metodo consista proprio nella sua gratuità: nell’offrire cioè uno spazio di confronto che non è sotto la pressione della necessità di prendere delle decisioni su problemi concreti; ci pare che spazi di questo tipo, di verifica e riflessione pacata, siano rari e preziosi.

Concretamente, ognuno avrà la possibilità iniziale di un intervento breve (3-5 minuti) a partire dal Foglio di Lavoro che trovate allegato; sulla base di questo primo giro di interventi si potrà dare il via ad una discussione incrociata che il moderatore avrà cura di stimolare e ordinare.

Saremmo molto grati se ognuno volesse lasciarci inoltre qualsiasi materiale potesse ritenere utile: sia gli appunti e gli schemi usati per gli interventi, come le segnalazioni bibliografiche, le citazioni, i rimandi, e qualsiasi altra cosa.

Vi ringraziamo ancora della disponibilità e vi aspettiamo il 5 ottobre in Seminario, pregandovi di estendere l’invito, come pubblico uditore, a tutti coloro a cui ritenete possa interessare

L’Atrio dei Gentili


Foglio di lavoro

Questo foglio di lavoro è proposto come stimolo alla discussione e come punto di partenza: non costituisce un vincolo al dibattito, e non necessariamente dovrà essere seguito o esaurito completamente: può essere totalmente smontato e ripensato.

Inoltre, ovviamente, ciascuno può liberamente scegliere, all’interno del foglio di lavoro, anche solo uno o due punti su cui ritiene di avere un contributo da offrire.

I Tempo: spiegazione dei termini

Vorremmo in questo primo tempo, e con il primo giro di interventi brevi (3-5 minuti), confrontarci sulla definizione dei due termini “fede” e “cultura”.

A questo scopo proponiamo due “quasi-definizioni” negli allegati A e B: le proposte non hanno affatto la pretesa di proporsi come definizioni giuste e esaurienti, ma piuttosto come provocazioni e occasioni di confronto.

Cosa ci convince e cosa manca in queste definizioni? Oppure si tratta di prendere le mosse da presupposti totalmente diversi? Queste definizioni aprono prospettive interessanti e utili oppure no?

II Tempo: individuazione della questione

Vorremmo cercare di indagare almeno due gruppi o aree di questioni:

  • la prima: è possibile individuare paradigmi di relazione tra fede e cultura/e? E’ necessario o utile farlo? La relazione è nelle cose in sé o nei soggetti che vivono?
  • la seconda: quali immagini, modelli, stili di Chiesa ne conseguono? Quale contorno di comunità si può pensare? E, inversamente, dalle esperienze concrete di Chiesa che vengono offerte oggi, quali paradigmi reali di relazione si ricavano, al di là delle dichiarazioni teoriche?

III Tempo: storicizzazione e prospettive

Dall’ultima area di questioni risulta evidentemente necessario storicizzare il problema inserendolo nella realtà concreta che andiamo vivendo in modo esplicito; è possibile disegnare un percorso del problema dall’immediato post Concilio ad oggi? E come è cambiato il “contenitore ecclesiale” negli stessi anni?

E poi: cosa significa a questo punto una ricerca nella direzione del progetto culturale? Come si può servire questo progetto?

Quali prospettive si aprono o si dovrebbero aprire?

La mattina dopo il dolore: risurrezione e salvezza nell’esperienza cristiana

Fossano, 5-6 settembre 1997

Era tardi per l’uomo,
ma ancora presto per Dio;
il creato impotente ad aiutarci,
ma la preghiera ci restava a fianco.
E.DICKINSON, Poesie e lettere, Sansoni, 219

Il problema

1. Il fatto: Gesù è risorto o no?

     A questo risponde la fede o la ragione?

2. Ma che significa “risorto”?

     E’ fatto storico?
     Riguarda l’opera o la persona di Gesù?
     Riguarda l’essere e/o il corpo di Gesù?
     Per gli Apostoli è intuizione o manifestazione?

3. E per noi, quali conseguenze?

     E’ la risurrezione di Gesù che fa la nostra salvezza?
     Cosa vuol dire questo per il “qui ed ora”?
     Noi risorgeremo?

I testi

     1 Cor 15; Gv 20 e 21.

I dati per ragionare

     Dati primitivi fondamentali
     Linguaggi e esperienze nella Chiesa
     La realtà del corpo del Signore
     La Chiesa rende presente il Cristo risorto?

Letture

  • Voce: Risurrezione , da: NDT
  • E. SALMANN, Contro Severino. Incanto e incubo del credere , Piemme, 240-241; 278-279;290-294.
  • Voce: Risurrezione , da: L. BOUYER, Breve Dizionario di Teologia, EDB, 327-328.
  • Gh. LAFONT, Storia teologica della Chiesa , San Paolo, 362-365.

Materiali

  • Schema del seminario e letture (PDF)

Registrazioni

Descrizione dello schema di lavoro
Commento al testo di Salmann

Le parole per dirlo

Barbara Dolza

Data: venerdì 6 giugno 1997
Luogo: Sala di Cascina Sacerdote – Fossano
Attori: Vanni Zinola e Barbara Dolza (Teatro dell’Angolo – Torino)
Musiche: Samuele Dutto

Presentazione

LE PAROLE PER DIRLO è il frutto di anni di incontri, seminari, appuntamenti sui temi che interessano la nostra esistenza, la attraversano, la mutano.

I brani inseriti nello spettacolo ci hanno accompagnato in questo percorso e qualche volta ci hanno aiutato a trovare il modo per dire e dirci le parole della nostra vita.

Come troviamo scritto nel prologo allo spettacolo: “E’ poi vero che in molti scritti ciascuno legge sempre solo la storia della sua propria vita, come qualcuno disse una volta leggendo l’Antico Testamento? “Nella storia del popolo d’Israele riconobbi i miei stessi delitti, lessi il corso della mia stessa vita, e ringrazio Iddio per la sua pazienza verso questo popolo, poiché nessun altro esempio avrebbe potuto autorizzarmi a coltivare una speranza simile”.

In questo modo, attraverso questo spettacolo, abbiamo potuto percorrere nuovamente i temi che sono per noi più significativi: l’adultità, il peccato, la memoria e l’esperienza, il dolore e la bellezza, lasciando che i brani risvegliassero dentro di noi ” tutte le canzoni che dormono nel profondo, tutte le sorgenti, i fiori, i ricordi più antichi, cosicché tutta la vita ghiacciata, greve e bloccata si trasformi in una corrente leggera e cristallina”.

Registrazione dello spettacolo

Prima parte
Seconda parte
Terza parte

Indice dei brani

Prologo

  • “Leggere trasforma”, da: “Il mangialibri” di Klass Huizing – Neri Pozza, pp 69-72.

Cap. I – La casa interiore

  • “Siete molto buono”,da I 12 Abati di Challant di Laura Mancinelli, Einaudi p. 139.
  • “Gli occhi”da: Oceano mare di Alessandro Baricco, Rizzoli, pp. 78-79.
  • “Ah, smetti sedia”, da Poesie di Patrizia Cavalli, Einaudi, p. 193.
  • “La casa interiore…”, da “Poesie” di Patrizia Cavalli – Einaudi p. 189
  • “Canto dell’infanzia”, dal film “Il cielo sopra Berlino”
  • “Monologo di Daniel”, dal film “Il cielo sopra Berlino”
  • da “Il cielo diviso” di Christa Wolff – Ed. e/o

Cap II – Aspettavo il bene ed è venuto il male

  • da “Risvegli”, di Oliver Sacks – Adelphi p 321
  • “Ci furono lacrime da me” da “Una donna incompiuta”,di Lilian Hellman – Ed Riuniti
  • “Sempre dilaniato”, da “Canti Ultimi” di D. Turoldo – Garzanti p.143

Cap III – La memoria e l’esperienza

  • “I libri hanno un volto”, da “Il mangialibri” – Neri Pozza pp 59-60
  • da “La daga nel loden” di Lella Costa Feltrinelli pp 158-161
  • “Restai insaziata”, di Emily Dickinson

Cap. IV – Stare sotto la soglia della propria felicità possibile

  • da ” Castelli di Rabbia” di Alessandro Baricco – Rizzoli pp 40-42
  • “La maggior parte degli uomini…”, di George Bernanos

Cap V – Chi ci darà ali di colomba…

  • Il Prologo, Vangelo di S. Giovanni
  • da “Gli uomini del libro” di G. Limentani – Feltrinelli pp 45-53
  • “Sulle ali della colomba”, di Pietro Pisarra – Suppl. N:R. p. 1

La vita nello Spirito

Fossano, 19-20 aprile 1997

Materiali

  • Testo di riflessione: Baroffio, “Essere preghiera” (PDF)

Registrazioni

Stella Morra riassume gli spunti emersi nella prima giornata
La nostalgia per la fede degli anni giovanili
Momenti di aridità nella vita spirituale
Lectio (sulla preghiera eucaristica IV)

“Un popolo che non ha storia non ha futuro: la memoria e l’esperienza”

Fossano, 8-9 febbraio 1997

“L’attività di lettura presenta, al contrario, tutti i tratti di una produzione silenziosa: movimento di deriva attraverso la pagina, metamorfosi del testo da parte dell’occhio che la percorre viaggiando, improvvisazione e attesa di significati indotti da qualche parola, scavalcamento degli spazi scritti, effimera danza. Ma, inadatto all’accumulazione (salvo nel caso scriva o «annoti»), il lettore non garantisce se stesso dall’usura del tempo (egli dimentica sè leggendo e dimentica ciò che ha letto), se non attraverso l’acquisto di un oggetto (libro, immagine) che non è altro che l’ersatz (la traccia o la promessa) di istanti «perduti» a leggere. Insinua le astuzie del piacere e di una riappropriazione nel testo dell’altro: egli ne diventa bracconiere, ne è trasportato, si fa plurale come dei rumori del corpo. Rumore, metafora, attività combinatoria, anche questa produzione è una «invenzione»di memoria. Essa fa delle parole il tessuto di storie mute. Il leggibile si muta in memorabile: Barthes legge Proust nel testo di Stendhal; lo spettatore legge il paesaggio della sua infanzia in un reportage di attualità. La sottile pellicola dello scritto diventa un movimento di strati, un gioco di spazi. Un mondo diverso (quello del lettore) si introduce nel luogo dell’autore.”

M. DE CERTEAU, L’invention du quotidien, tomo I, Arts de faire, Paris, 1980, p. 24.

Il processo della lettura:

  • appropriazione di un altro
  • reinterpretazione attraverso il sè
  • produzione di un nuovo.

Leggendo

  • il segno sulla carta che il mondo di un altro ha lasciato è fermo
  • leggendo, rimettiamo in movimento il testo, con l’inserire questo “momento” di un altro nello scorrere della nostra vita
  • produciamo in noi stessi, a partire dalla lettura, qualcosa di nuovo che non sapevamo di possedere

Dunque una operazione

  • non un dato, nè un concetto: invece una successione di atti concatenati, che operano tanto su materiale esterno a noi (il testo e il mondo del suo autore attraverso esso), quanto su materiale della nostra interiorità (il nostro passato, il nostro sapere, le nostre domande….). La nostra interiorità diventa il laboratorio di questa operazione.

La memoria

  • anch’essa è una operazione, non un dato, nè un concetto, non un “qualcosa”, un oggetto: è invece una successione di atti complessi il cui laboratorio è la nostra interiorità o, nel caso di una memoria collettiva, è “l’interiorità comune” (rito, festa, ecc —> esempio: la fondazione dell’AdG), la capacità di comunità o gruppi di elaborare continuamente i dati esterni e i dati interni.

Agisce su un arco di tempo

  • un paradigma generativo, dal passato per la produzione del futuro: un segno, una traccia del passato ci raggiunge, e nel suo raggiungerci ritrova vita, la nostra vita, nel presente, e attraverso questo diventa un elemento di costruzione del futuro.
  • L’arco di tempo che viene così ricollegato dall’operazione della memoria diventa, in un qualche modo, compresente: passato e futuro si incontrano in un presente che è il nostro, e la memoria funziona come paradigma generativo

Verso una rete comunicativa: il racconto

  • detto e ascoltato:il racconto dell’altro, per spezzare la logica narcisistica.

Cosa si ricorda? Memoria e oblio

  • Rammemorare le cose fa dimenticare la vita?
  • Memoria come Agostino (distensio animi ), inserzione nella storia della salvezza, memoria come esserci. Dimenticare è peccato? Oppure ci sono delle cose che vanno dimenticate? O solo s-cordate perché non generino futuro (ad esempio: il proprio peccato)?
  • Per un credente memoria e tempo non coincidono: c’è l’eterno.

Uno schema di lavoro

  • I livello: le “memorie-diario”
  • II livello: la cronologia e l’archivio
  • III livello: la storia o il racconto
  • IV livello: la comunicazione finalizzata 

Lectio = Dt 26,1-15 e Mt 5,17-48

Materiali

  • Letture di approfondimento (PDF)

Registrazioni

Introduzione di Stella Morra
Lectio: Dt 26,1-15 e Mt 5,17-48

Il lavoro rende liberi

(scritta posta all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz)

Fossano, 15 gennaio 1997

Premessa

  • Complessità del tema: le parole del lavoro.
  • Da dove partiamo:
    • Nel seminario sulla “Politica II” abbiamo identificato due livelli del problema:
      • personale/esistenziale
        Tema “lavoro” come esercizio di monitoraggio su noi stessi, sul cammino dell’adultità, sulla integrazione tra identità (coscienza di sé) e realtà (esterno). Temi connessi: identità, dimensione di potere, rapporto con se stessi, difesa, sicurezza, desideri.
      • sociale/storico
        Crisi dell’ideologia di progresso, crisi del modello di sviluppo, crisi dele ideologie politiche, perdita di identità delle classi sociali -> perdita di centralità del lavoro.
        Quesiti aperti: Lavorare troppo è un male? Quale modello di lavoratore: concorrenza, menefreghismo, fuga? Chi è il bravo dipendente? Quale impegno sindacale? Quale sentimento di appartenenza all’ azienda?
  • La nostra proposta:
    • Ripartire da una domanda su di sé: che significato ha per me il lavoro? Come posso vivere il lavoro come un tempo di libertà e non come tempo perso, senza valore?
    • Non una proposta riassuntiva, ma un catalogo di temi e questioni aperte.

Contributi

  • Lo sviluppo storico della concezione del lavoro.
  • Una riflessione originale: Simone Weil, “La condizione operaia”

Questioni aperte

  • Lavoro e realizzazione di sé.
  • Lavoro e denaro.
  • Lavoro e potere.

Dibattito – Lectio (Gn 3, 8-21)

Materiali

  • Schema di lavoro e testi di approfondimento (PDF)
  • Trascrizione della Lectio (PDF)
  • Riassunto dell’incontro (PDF) predisposto per il secondo seminario sul lavoro (9 marzo 1997)

Registrazioni

Lectio: Gn 3,8-21 (Stella Morra)

Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto (Gv 11,21)

Seminario sui SACRAMENTI

Fossano, 15 dicembre 1996

Schema

Spiegando il titolo: partire ripensando la qualità della fede

  • La gestione di una assenza il cui esito è la morte: non c’è un altro motivo.

Conseguenze: quale fede?

  • ricostruzione della dignità e pienezza dell’umano
  • il pellegrinaggio verso un luogo perduto
  • la/il fine ci attrae: l’inatteso.

Cosa è celebrare?

  • “Raffreddamento” della inevitabile tensione tra le grandi attese e i piccoli risultati. I due versanti del rito: abitudine e magia.
  • Quando la tensione non è intra-vita umana, ma tra vita umana e benedizione di Dio: conformati al Cristo.

Luoghi concreti: i sacramenti

  • Implorare non il completamento del mio possibile (nè mostrare l’impegno, nè guadagnare un merito), ma il compimento del mio desiderio impossibile
    • condizione: creare lo spazio necessario
    • esperienza: la “realtà” liturgica
    • conseguenza: una vita ristrutturata sull’inatteso.
  • Sette luoghi di concretezza.

Lectio

  • Ez 37,1-14

Materiali

  • Schema del seminario e testi di approfondimento (PDF)

Registrazioni

Introduzione di Stella Morra
Lectio: Ez 37,1-14