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Scritto il 28 Novembre 1998

Concerto di Massimo Bubola

Concerto di Massimo Bubola

Presentazione

Le Associazioni Culturali “L’Atrio dei Gentili” e “Musica Viva” organizzano l’incontro “Parole & Musica”, che avrà come protagonista il cantautore Massimo Bubola.

Come recita il titolo della serata, non sarà un semplice concerto, ma l’occasione di sentirsi raccontare – con le canzoni ma anche nel dialogo con un intervistatore e con il pubblico – i piccoli e grandi fatti di una vita, i desideri, i sogni, gli ideali, le delusioni, insomma tutto ciò che crea emozioni e quindi può diventare canzone.

La serata si svolgerà sabato 28 novembre 1998 alle ore 20,45 nell’Aula Magna dell’Itis “G.Vallauri”, in via S.Michele 83, a Fossano. L’ingresso è gratuito.

Scheda su Massimo Bubola

Massimo Bubola, originario della provincia di Verona, ha inciso il suo primo disco, dal titolo “Nastro Giallo”, nel 1976 ma ha raggiunto la popolarità grazie alle sue collaborazioni con Fabrizio De Andrè, di cui è stato coautore nei dischi “Rimini” e “Fabrizio De Andrè”. Sono sue canzoni come “Sally”, “Una storia sbagliata”, “don Raffaè”. Ha scritto canzoni per Milva, Cristiano De Andrè e Fiorella Mannoia, che ha portato al successo alcuni tra i pezzi più famosi di Bubola, come “Il cielo d’Irlanda”, “Camicie rosse”, “I venti del cuore”. Come produttore ha curato lavori di Cristiano De Andrè, Kaballà, The Gang, Estra.

l suo ultimo lavoro, dal titolo “Mon Tresor”, edito da alcuni mesi, conferma le sue doti di autore e musicista: 13 pezzi molto belli e dall’ispirazione varia: si va dai riferimenti a personaggi famosi (“Dino Campana”) a richiami di luoghi solo in parte ideali (“Svegliati S. Giovanni”); tuttavia il tema ricorrente nei testi è l’amore con le sue mille sfaccettature (“Addio & goodbye”, “Ma non ho te”, “Spegni la luce”), mai reso in maniera banale. C’è anche spazio per le storie come “Cuori ribelli” e “Corvi”, due canzoni di lotta, e per una preghiera “Davanti a te”.

Rassegna stampa

Articolo pubblicato su “La Fedeltà” del 2 dicembre 1998

Massimo Bubola
l’uomo e l’artista

Erano più di trecento le persone che hanno assistito, sabato scorso, all’incontro con Massimo Bubola organizzato dalle associazioni “Musica Viva” e “L’Atrio dei Gentili”.

In un clima di profondo ascolto, il cantautore veronese ha raccontato il suo rapporto con la poesia e la musica, rispondendo alle domande di un intervistatore e del pubblico ed offrendo una performance di quasi tre ore, da solo sul palco con chitarre ed armonica.

Ci ha raccontato piccole e grandi storie di dolore che sono entrate nelle sue canzoni, dalle guerre combattute con lo scopo di cancellare interi popoli e culture (gli indiani di Fiume St. Creek, i Bosniaci di Corvi) alle vicende personali, come la morte del fratello a 12 anni (Un doppio lungo addio) o la perdita di un amore (Niente passa invano).

Si è identificato negli eterni studenti e sognatori che hanno seguito per il mondo Giuseppe Garibaldi (Camicie rosse), ci ha fatto ripensare con ironia ad estemporanei eventi di casa nostra raccontandoci la storia di un gruppetto di texani che lo scorso anno si barricò in un capanno dichiarando guerra agli Stati Uniti e proclamando l’indipendenza del proprio stato (Cuori ribelli).

Attraverso canzoni come Davanti a te e Quello che non ho Bubola ha parlato di sé come credente, dei suoi incontri con le esperienze monastiche, della sua consuetudine con i testi biblici.

Ovviamente ampio spazio è stato dedicato alle sue canzoni più famose, quelle che solitamente vengono attribuite all’estro di De André, mentre in realtà Bubola ne è autore o almeno coautore, da Sally – scritta al Liceo durante un’ora di inglese – a Quello che non ho, da Don Raffaè a Hotel Supramonte, a Volta la carta.

Per molti, comunque, la lieta scoperta di alcune canzoni mai ascoltate che meriterebbero sicuramente altrettanto successo: Dove scendono le stradeUn angelo in meno, la bellissima Tre rose.

Insomma una serata in cui il pubblico – un certo numero di “aficionados”, ma per lo più persone che conoscevano poco o nulla del cantautore ospite – ha potuto scoprire o riscoprire un artista dalle ottime qualità vocali, capace di far “rendere” musicalmente con il solo contributo di voce, chitarra e armonica anche brani di rock puro e di coinvolgere profondamente con le proprie canzoni.

Il tono colloquiale, le battute scherzose, la disponibilità a raccontare i percorsi più o meno tortuosi della propria vita, gli ideali, le disillusioni hanno comunque permesso alla platea di apprezzare in Massimo Bubola non solo l’artista ma anche l’uomo, che si è rivelato profondo conoscitore della poesia e puntuale osservatore delle vicende storiche contemporanee.

Molto soddisfatti della serata gli organizzatori per il numero di spettatori presenti ma soprattutto perché – come ha commentato all’uscita una ragazza di Asti – una serata come questa permette di apprezzare nel protagonista qualcosa che va oltre l’esibizione, lo spettacolo, e perché apre alla riflessione su temi e aspetti della vita che non sono “di moda” o per cui si fatica a trovare le parole per comunicarli senza scadere nel banale: la bellezza, la spiritualità, l’amore, la morte.

Per chi volesse conoscere più da vicino il cantautore veronese, ricordiamo che è attivo in provincia un “Massimo Bubola fan club” a Dogliani e che il suo ultimo CD in vendita da alcuni mesi si intitola “Mon Tresor“.


Articolo pubblicato su “La Piazza Grande” del 4 dicembre 1998

Bubola. parole e musica
A proposito dell’incontro con il cantautore veneto

Dino Campana e Fedor Dostoevskij. All’uno e all’altro, Massimo Bubola ha dedicato due delle sue (tante) canzoni. Le ha anche cantate, sabato scorso all’Itis, chitarra in mano, armonica a bocca e camicia bianca, in una serata che forse, ad un certo punto, è sfuggita di mano – in senso più che positivo – un po’ a tutti, a lui Massimo Bubola per primo: “Non mi era mai successa una cosa così” ha comunicato, con la sua voce forte, calda e gradevole, e quell’espressione candida, un po’ stupefatta, difficilmente rinvenibile nel volto di un qualsiasi adulto.

E sì che la proposta dell’Atrio dei Gentili e Musica viva doveva essere un qualcosa di spurio, mix di parole, musica, canzoni, racconto autobiografico: ma ad un certo punto, il pubblico, davvero numeroso, oltre che appartenente a tutte le fasce d’età, è entrato a viva forza nel concerto, subissando Bubola di richieste, quasi tutte esaudite, nonchè di domande. Massimo Bubola, dal canto suo, al gioco c’è stato: ha cantato molto, moltissimo. Per poi raccontarsi, tra un “pezzo” e l’altro: quasi un monologo interiore, quello di Massimo Bubola, un flusso di parole guidato più dalle emozioni, dalla memoria, e come tale soggetto a sfilacciamenti, battute d’arresto, ripensamenti, passaggi talvolta “arditi”, non sempre logici. Inevitabile, quando si parla di amore, morte, dolore, bene, male, bellezza (“sono un po’ socratico: per me la bellezza coincide con la bontà”), Dio, fede, pace, guerra, sogni. Chi è, in fondo, Massimo Bubola? “Sono una persona assolutamente normale. Quando mi trovo con gli amici scherzo, dico sciocchezze”. E’ uno che non sopporta la banalità, intendendo per banalità “la calunnia, il basso pettegolezzo”, che fugge le “solitudini rumorose” del giorno d’oggi, i “supplementi” (tv, cellulari), la celebrità, l’illogica secondo la quale “più vendi, più sei bravo”. Portando sempre in cuore l’insegnamento di suo padre che, quando gli mise in mano Mallarmé per la prima volta, gli consigliò vivamente di evitare di voler capirci troppo, rischiando così di ammazzare l’essenza stessa della poesia. Fedele a ciò, Bubola canta la vita, alieno da ogni cerebralismo, riflessione estenuante o qualsivoglia interpretazione.

Tra quanto è rimasto inespresso, da parte del pubblico – soprattutto per questioni di tempo -, ci siano concesse due note personali. Al di là delle gabbianelle e gatti Zorba, forse forse bisognerebbe andarci cauti ad etichettare Luis Sepulveda come “New Age”. “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, ad esempio, non mi pare rientri troppo nel genere. E poi, siamo proprio sicuri che, in generale, quando uno non ha niente di meglio da fare compone canzoni d’amore? Viene quasi il dubbio che Bubola non abbia mai ascoltato “E ti vengo a cercare” o “La cura” di Franco Battiato: non sono proprio cose “campate” là. O, forse, molto più semplicemente, certe situazioni (il pubblico, il palco) ti portano a fare certe affermazioni un po’ tagliate con l’accetta. Tipiche, comunque, dei caratteri e delle personalità mai banali e travolgenti.

Chiara Vergano