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Scritto il 16 Aprile 2013

Decifrare il nuovo…

Decifrare il nuovo…

A proposito della commissione di cardinali creata da papa Francesco, Stella Morra offre questa riflessione.

Faccio il teologo, di professione, ho studiato e studio le complesse dinamiche delle forme che l’esperienza cristiana ha preso e prende nella storia, cerco di decifrare e di estorcere significati e conseguenze a gesti e parole che sono sempre e solo la punta dell’iceberg di mondi interiori e di quella trascendenza che (fortunatamente) sfugge sempre ad ogni nostra volontà di possesso. E sono spesso nella difficoltà di rendere “in modo semplice” fenomeni così densi e complessi, dato che bisogna essere davvero bravi per farsi capire da tutti e non perdere precisione e fondatezza.
Così sono spesso sconcertata da una certa superficialità con cui i fenomeni religiosi vengono interpretati, con categorie politiche o sociali, in fretta, senza la competenza necessaria: legittimo, ognuno può dire la sua e ha diritto di usare i criteri che crede, ma mi spiace vedere la ricchezza del nuovo (e dell’antico) persa in una chiacchera da bar (e purtroppo non vale solo per le questioni religiose….!).
Così mi sembra una piccola e innocente “vendetta” il comportamento di papa Francesco, che ci mette continuamente di fronte a piccole e grandi cose che ci spiazzano e spezzano le griglie interpretative scontate, che costringono anche i più disattenti ad andare a controllare la storia e a interpretare le regole e le parole… anche i più disattenti sono nell’impossibilità di ridurre tutto a categorie polari come conservatore/progressista e così via.
La Chiesa cattolica sta attraversando un tempo di grande transizione, iniziato almeno 50 anni fa con il Concilio Vaticano II che si è proposto il grande compito dell’aggiornamento, dato che  “altra cosa è infatti il deposito stesso della fede, vale a dire le verità contenute nella nostra dottrina, e altra cosa è la forma con cui quelle vengono enunciate, conservando ad esse tuttavia lo stesso senso e la stessa portata. Bisognerà attribuire molta importanza a questa forma e, se necessario, bisognerà insistere con pazienza nella sua elaborazione”. (GIOVANNI XXIII, Gaudet Mater Ecclesia, 11 ottobre 1962, 55*).

Questa necessità di transizione e cambiamento, cominciata dalla forma della esposizione della dottrina, necessariamente è sempre più diventata conversione di tutte le forme del cristianesimo. Ben chiaro lo hanno tutte le cattoliche e i cattolici che in questi anni hanno faticosamente cercato nelle loro vite e nelle loro comunità di rimanere fedeli a sé, al proprio tempo e al Vangelo.
Ora i segnali che ci vengono da papa Francesco ci dicono che anche al massimo livello della struttura ecclesiale questa esigenza è presa sul serio: ma vederne il senso e i risultati sarà questione di tempo e di fatti. Le scelte danno delle indicazioni, segnano delle strade: dove queste strade porteranno si vedrà.
Eccoci dunque all’ennesima scelta che ci ha sconcertato: la costituzione di un gruppo di 8 cardinali, più un vescovo come segretario: “Riprendendo un suggerimento emerso nel corso delle Congregazioni Generali precedenti il Conclave, ha costituito un gruppo di Cardinali per consigliarLo nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana” (si veda in www.vatican.va, a sala stampa il comunicato ufficiale).
Che ne possiamo dire? Il comunicato è scarno, e possiamo certo esercitarci nella vana fatica di dividerci sull’esame dei singoli nomi scelti, che ci piacciono o meno, che hanno una volta detto o una volta fatto… Ma qui la questione è un’altra: come qualche Cardinale ha detto prima del Conclave, la questione non è (solo) di persone, ma di strutture. E la scelta è di costituire un gruppo di lavoro collegiale, per sostenere il papa nel governo ordinario e nella riforma della Curia. Non si è scelta, almeno per ora, una forma stabile, “pesante” (commissione, ufficio, congregazione…), ma una forma “leggera”, un gruppo; potrà diventare altro? Potrà sostituire figure della Curia, anche importanti (per esempio sostituire il Segretario di Stato)? Può essere, per ora non è, forse lo sarà. E sono abbastanza convinta che il disegno non è già stabilito, che si vedrà il lavoro che sarà fatto, che alcuni premeranno per farlo sparire, ed altri per farlo diventare permanente, e dallo scambio reale uscirà forse una soluzione collegiale, davvero. La direzione della collegialità è chiara, la forma si va cercando e il primo passo è interessante.
Il gruppo poi, ed è la seconda direzione chiara, è formato rigorosamente da pastori, cioè da vescovi residenziali (con l’unica eccezione del presidente del Governatorato dello Stato della città del Vaticano, che in qualche modo rappresenta la Curia): è una forma di implicita rappresentatività del Sinodo dei Vescovi, per affiancare il Vescovo di Roma. Potrà diventare elettiva da parte del Sinodo? Può essere, per ora non è. Ma la scelta di non avere esperti, professori, funzionari, è chiara: anche rischiosa? Certo… alcuni già temono l’imprecisione e la non sufficiente conoscenza dei meccanismi di governo. Ma, certo non siamo alle prese con “dilettanti allo sbaraglio” (di cui altre collegialità ci danno in questi giorni ben diversi spettacoli): si tratta di uomini dalla lunga esperienza di chiesa, cardinali non per caso, ma chiamati qui soprattutto perché conoscono i loro popoli.
Un’ultima annotazione: la prima riunione di questo gruppo è fissata per l’inizio di ottobre: quasi sei mesi… certo non si tratta di tempi “giornalistici”! Non è decisione presa per costruire un’immagine esterna, ma perché si possa fare un lavoro serio, e per questo i tempi sono lunghi, tempi di preparazione, di eventuale consultazione di altri (i vescovi dei propri continenti? Esperti e professori?), di presa atto di ciò che esiste e dei problemi d’affrontare.
Non possiamo dire come tutto questo si svolgerà, troppo difficile, se non impossibile, trovare precedenti da confrontare. Siamo impreparati a decifrare il nuovo? Forse dobbiamo solo osservare con animo libero, ascoltare e, se ci sentiamo parte viva del popolo di Dio, assumerci la nostra quota di responsabilità, di parola e di azione.

Stella Morra


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