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Scritto il 7 Febbraio 1998

In cerca di una mappa…

In cerca di una mappa…

Povertà, castità, obbedienza: verso una regola di vita

Fossano, 7 febbraio 1998

“L’attività di lettura presenta, al contrario, tutti i tratti di una produzione silenziosa: movimento di deriva attraverso la pagina, metamorfosi del testo da parte dell’occhio che la percorre viaggiando, improvvisazione e attesa di significati indotti da qualche parola, scavalcamento degli spazi scritti, effimera danza. Ma, inadatto all’accumulazione (salvo nel caso scriva o «annoti»), il lettore non garantisce se stesso dall’usura del tempo (egli dimentica sè leggendo e dimentica ciò che ha letto), se non attraverso l’acquisto di un oggetto (libro, immagine) che non è altro che l’ersatz (la traccia o la promessa) di istanti «perduti» a leggere. Insinua le astuzie del piacere e di una riappropriazione nel testo dell’altro: egli ne diventa bracconiere, ne è trasportato, si fa plurale come dei rumori del corpo. Rumore, metafora, attività combinatoria, anche questa produzione è una «invenzione»di memoria. Essa fa delle parole il tessuto di storie mute. Il leggibile si muta in memorabile: Barthes legge Proust nel testo di Stendhal; lo spettatore legge il paesaggio della sua infanzia in un reportage di attualità. La sottile pellicola dello scritto diventa un movimento di strati, un gioco di spazi. Un mondo diverso (quello del lettore) si introduce nel luogo dell’autore.”

M. DE CERTEAU, L’invention du quotidien, tomo I, Arts de faire, Paris, 1980, p. 24.

Qualche dato storico

Distinzione tra precetto e consiglio

  • registro della gratuità
  • funzionano come eccedenze critiche

Croce degli interpreti: il giovane ricco

Al loro fissarsi in tre (XII-XIII sec) non si presentano come un contenuto esaustivo del Vangelo: sono piuttosto una struttura offerta all’esistenza evangelica, creare nell’uomo uno spazio in cui il discorso della montagna abbia uno sviluppo ideale

L’immagine

La memoria come attività di lettura

“Pensiamo alla azione che compiamo leggendo: scorriamo un testo, che è prodotto da un altro, dal suo pensiero, dal suo mondo, o, meglio, è il segno sulla carta che il mondo di un altro ha lasciato. E’ come la fissazione di un gesto, fotografia che blocca l’attimo di un movimento. Leggendo, rimettiamo in movimento il testo, con l’inserire questo “momento” di un altro nello scorrere della nostra vita: leggiamo con il nostro passato e ci porteremo dietro da lì in poi, comunque, anche se lo dimentichiamo, quello che abbiamo letto. E produciamo in noi stessi, a partire dalla lettura, qualcosa di nuovo che non sapevamo di possedere e che, a volte, siamo convinti sia nel testo, ma poi non lo ritroviamo!

La lettura è dunque una operazione: non un dato, nè un concetto: invece una successione di atti concatenati, che operano tanto su materiale esterno a noi (il testo e il mondo del suo autore attraverso esso), quanto su materiale della nostra interiorità (il nostro passato, il nostro sapere, le nostre domande….). La nostra interiorità diventa il laboratorio di questa operazione.

La figura della lettura è buona trama con cui cominciare a parlare della memoria; anch’essa è una operazione, non un dato, nè un concetto, non un “qualcosa”, un oggetto: è invece una successione di atti complessi il cui laboratorio è la nostra interiorità o, nel caso di una memoria collettiva, è “l’interiorità comune”, la capacità di comunità o gruppi di elaborare continuamente i dati esterni (il testo di una regola, gli scritti sul carisma, il mondo e la vita secondo lo Spirito del fondatore) e i dati interni (la vita quotidiana delle comunità, i problemi che si trovano ad incontrare nella storia….).

Altro dato fondamentale è che la memoria agisce su un arco di tempo, un paradigma generativo, dal passato per la produzione del futuro: un segno, una traccia del passato ci raggiunge, e nel suo raggiungerci ritrova vita, la nostra vita, nel presente, e attraverso questo diventa un elemento di costruzione del futuro.

L’arco di tempo che viene così ricollegato dall’operazione della memoria diventa, in un qualche modo, compresente: passato e futuro si incontrano in un presente che è il nostro, e la memoria funziona come paradigma generativo.” 

Ma memoria di che? Memoria del Battesimo

nel presente: la povertà

“Questa appropriazione non è solo una operazione descrittiva: non si tratta cioè semplicemente di sapere (o peggio ancora di dire) di sè, anche se già questa è una attitudine non così diffusa nella nostra situazione odierna. Si tratta piuttosto di coniugare il sè, la dinamica psichica del presente, con la sua radice spirituale, quella che la teologia classica chiama la coscienza del proprio stato di creaturalità. Questa coniugazione ci è offerta nella mediazione possibile del consiglio della povertà: il nostro presente, che è l’unico territorio che ci è dato per assumere in pienezza e con responsabilità le legge della perfetta carità, è insieme segnato dalla limitazione della nostra condizione di creature, che è la nostra povertà radicale e fontale. Non siamo Dio, e da Lui dipendiamo, radicalmente.”

nel passato: l’obbedienza

“L’accettazione nell’obbedienza di un dato che ci raggiunge dall’esterno, come altrove elaborato, e che chiama a reintegrazione di sè, come esperienza non di disperante autoritarismo, ma di discernimento possibile, tutto questo si presenta come il luogo concreto e storico dove si riceve il passato del carisma, come passato vivente e non museale, e incarnato dalle persone che sono chiamate a farne testimonianza.”

nel futuro: la castità

“Qui la forma descrittiva prende la forma della progettualità volontaristica che, pare, altro non ci sia dato rispetto al futuro che di esprimere pie intenzioni. Ma più interessante sembra invece la prospettiva offertaci dal paradigma della castità, capacità e virtù del fermarsi sulla soglia del mistero che non ci appartiene, concretizzata dal fermarsi sulla soglia del mistero dell’altro, senza violarlo, neppure per amore.

Esercizio di discrezione sul mistero come coniugazione del desiderio/progetto che in forma di impegno esprimiamo su un futuro che non ci appartiene e della sua radice teologica, il riconoscimento della Signoria totale di Dio sul tempo, sulla storia, sui progetti. L’appropriazione del futuro si esprime come desiderio discreto, vibrazione del cuore e della volontà che sa di non avere in sè la possibilità di compiersi.” 

fedeintelletto
scienza
consiglio
puri di cuore
coloro che piangono
misericordiosi
castità
speranzatimor di Dio
fortezza
poveri in spirito
affamati di giustizia
perseguitati
povertà
caritàpietà
sapienza
miti
operatori di pace
obbedienza

“Chi si lascia guidare dai doni dello Spirito Santo si può paragonare a una nave che voga a piene vele, con il vento in poppa; chi invece si lascia guidare dalle sue sole virtù e non dai doni, a una scialuppa che si fa avanzare a forza di remi, con più lentezza e molta maggior fatica e rumore”.

L. LALLEMANT, La dottrina spirituale

Lectio

  • Mt 19,16-30

Materiali e registrazioni

  • Schema di lavoro (PDF)
  • Un brano di Erri de Luca sulla castità (PDF)
Introduzione di Stella Morra
Lectio Mt 19,16-30