Martirio: |
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Sei parole...
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La
memoria dei martiri ci viene proposta, dalla Bolla di indizione, come un "segno
perenne, ma oggi particolarmente eloquente, della verità dell'amore cristiano". Il
martirio rischia di essere per noi una immagine legata all'antichità, lontana, eroica, ma
molto teorica. Il primo dato di cui prendere atto è che oggi il martirio è ancora una
realtà presente e vera, sia nella sua forma estrema di dono della vita fino alla morte
(si può vedere il martirologio contemporaneo preparato dalle PP. OO. MM.), sia nella sua
forma di testimonianza eroica della vita cristiana vissuta.
Ma la questione comunque posta dal martirio a tutti noi, indipendentemente dalle condizioni concrete della vita in cui siamo, è la questione della visibilità, del segno eloquente della verità dell'amore cristiano. Anche questa è questione posta in primo luogo ai laici, il cui compito secondo il Concilio è "ordinare le cose del mondo secondo Dio": e le cose del mondo sono cose concrete visibili, che vanno visibilmente ordinate; i segni si devono pur vedere, altrimenti cessano di essere segni. Ma c'è un equilibrio delicato che la visibilità chiede alla vita cristiana, perché la visibilità è quella dell'amore, della carità, non dell'etichetta che la carità accompagna; un amore credibile, fino al dono della totalità della vita, in profondità e in lunghezza, si qualifica da sé, è da sé segno evidente e parlante. Forse l'invisibilità che a volte ci caratterizza nasce dalla poca forza dell'amore, dalla non credibilità della testimonianza che rendiamo. Più testimoni che maestri servono a questo nostro tempo, ma le cose ancora non totalmente ordinate secondo Dio rischiano di non parlarci affatto o, peggio, di essere occasioni di sfiducia, di perdita di speranza e di divisione. Riferimenti biblici:
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Policarpo di Smirne Pietro Crisologo, Sermoni sul Vangelo di Matteo, 22 Clemente Alessandrino, Stromata, 4, 4 Leggenda popolare del Lazio |
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