Indulgenza:
il principio di realtà

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 Sei parole...

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Indulgenza

La remissione dei peccati

I pagani sono soliti dire con ironia che siamo degli illusi, ritenendo che si possano mondare con le parole i crimini commessi con le opere. “È dunque possibile” dicono “che chi commise un omicidio non sia più omicida? e che chi perpetrò un adulterio possa venire considerato non adultero? Come può chi è colpevole di simili delitti diventare santo all’improvviso?”

A questa obiezione non si può rispondere con la ragione, ma solo con la fede. Infatti, è il Re di tutto, è il Signore del cielo e della terra che ci garantisce tutto ciò. Non credete possibile che il Creatore dell’universo possa rendere innocente un colpevole? Pensate che Colui che ha ridato la vista ai ciechi, l’udito ai sordi e che ha concesso di camminare agli zoppi, non possa far sì che noi recuperiamo l’innocenza perduta?

Se dunque si muta in noi l’animo perverso, nella quale risiede l’origine del vizio, la cattiva intenzione, perché non possiamo noi tornare innocenti, pur essendo stati prima delinquenti?

La remissione dei peccati non riguarda le azioni, che una volta compiute non possono mutarsi, ma l’animo, che certamente può mutarsi da cattivo in buono e decidersi per il bene.

Rufino di Aquileia, Commento al simbolo apostolico, 40

[Rufino di Aquileia, monaco del deserto e poi sacerdote, nacque a Concordia (presso Aquileia) intorno al 345 e morì a Messina nel 411].


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