Sei parole per il giubileo:
suggerimenti cinematografici

a cura di Piermario Mignone

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 Sei parole...


PELLEGRINAGGIO

Il principio di dinamicità / "L’andare e la meta: L’andare è l’esperienza della distanza tra ciò che si desidera e la sua realizzazione; la meta, un luogo concreto, reale, visibile.... il massimo di concretezza con il massimo di capacità di vedere con gli occhi del cuore; dinamicità è la tensione tra la passione e la forza del reale, e la passione e la forza dell’ideale".

Il settimo sigillo (Sv, 1956) di Ingmar Bergman
Un viaggio dolente di un cavaliere, tormentato dal dubbio, e del suo scudiero scettico, laico inesorabile, al ritorno dalle crociate, in un Medioevo cupo e persecutorio, alla ricerca pressante delle risposte più profonde su un Dio che non si rivela, il terrore del vuoto e del’ignoto, il senso dell’esistenza, la sofferenza e il destino ultimo dell’uomo in una impari sfida a scacchi con la Morte. Da un grande maestro del cinema.

La via lattea (Fr, 1972) di Luis Buuel
Il pellegrinaggio di due mendicanti, uno giovane e ateo, l’altro anziano e credente, lungo la via che porta a Santiago de Compostela, diventa un viaggio meraviglioso e fantastico, picaresco e surreale nella storia della Chiesa, tra dogmi ed eresìe, storia attraversata dalla presenza di un Cristo giovane e dinamico sempre in cammino, con l’invito a seguirlo in una rinascita religiosa e umana nel ritorno alla purezza originaria, Riflessione chiarificatrice da un altro grande maestro del cinema.

2001: Odissea nello spazio (Gb, 1968) di Stanley Kubrick
Dall’australopiteco progenitore degli umani, all’astronauta che, dopo il biblico conflitto con la sua creatura, il super computer, supera i confini del cosmo in una visionaria delirante caduta in un tunnel spazio-tempo: il ritorno a casa del nuovo Ulisse diventa ricerca e scoperta delle vere origini celesti dell’uomo nella forma di un vero e proprio pellegrinaggio nello spazio sempre più esterno, segnato dagli incontri determinanti con un emblema del "sacro", il Monolito. Questo esiste immutato e immutabile, quindi "perfetto", oltre le dimensioni della materia, prima e oltre la Storia, e con le sue cicliche presenze, trascina l’uomo verso la sua origine e quindi alla sua rinascita: tra i pochi film "teologici" di questa seconda parte del secolo, da un altro grande maestro del cinema recentemente scomparso.

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PORTA SANTA

Il principio di separazione / "luogo di transito: strettoia che separa due spazi diversi, luogo e momento di iniziazione, passaggio, strumento di comunicazione, quando è aperta, o difesa e luogo di chiusura, quando è chiusa; dà una misura del tempo come definito. E ogni passaggio significa lasciare alle spalle qualcosa, per poter accogliere il nuovo che ci attende al di là del transito".

Thérèse (Fr, 1986) di Alain Cavalier
La figura di Santa Teresa di Lisieux viene con rigore e commozione descritta come l’esperienza dolce e entusiasmante dei "puri folli" che hanno il coraggio di fare con gioia e slancio il grande passaggio che li porta fuori dalla condizionante vanità del mondo, fuori dalla "pressione visuale e sonora che ci circonda" per sentire il Cristo in felicità e "spensieratezza"

La settima stanza (It/Ungh/Fr/Pol, 1995) di Màrta Mészàros
Il passaggio doloroso ma liberatorio verso la santità di Edith Stein passa attraverso l’esperienza del pensiero e del Vangelo, la conversione, il ritiro in convento e il martirio ad Auschwitz; l’ultima immagine che vediamo di lei nel lager è quando si avvìa verso la morte, oltrepassando la soglia di una stanza luminosissima - la "settima stanza" - quella del sacrificio, per l’immortalità, dopo essersi spogliata di tutto.

Francesco d’Assisi (It, 1966) e Francesco (It, 1989), Milarepa (It, 1974) di Liliana Cavani
Nei primi due film la regista evidenzia un altro percorso del Santo: lasciarsi alle spalle ricchezze, onori, commistioni con il mondo e il potere per conseguire la libertà della purificazione in Cristo; una scelta "ribelle" al mondo per contestarne le distorsioni, evidenziarne le contraddizioni e additare una via di redenzione. Nel terzo film, la regista scruta il percorso mistico e solitario di un asceta tibetano che lascia dietro di sé il mondo e ne annulla le voci e i richiami, ne combatte la "logica", per perseguire la conoscenza nella rinuncia e nel silenzio interiore. Questi ultimi temi sono ripresi con maggiore spettacolarità e impegno produttivo da Bernardo Bertolucci in Il Piccolo Buddha (Gb/Fr, 1993); il film infatti è la biografìa romanzata dei momenti culminanti dell’esperienza spirituale di Siddharta.

L’arpa birmana (Giap, 1956) di Kon Ichikawa
Una grandissima opera ascetica sulla rinuncia al mondo di un soldato giapponese prigioniero in Birmania nella seconda guerra mondiale. Sconvolto dall’orrore della morte e della distruzione, in nome della pietas verso tutti i caduti, il soldato matura la scelta della sua rinuncia, diventa bonzo e dedica il resto della sua vita alla sepoltura dei morti, gesto di infinito amore ad espiazione delle colpe degli uomini. L’addio, straziante, avviene attraverso il suono straordinario della sua arpa, vera struggente voce della sua anima.

Un condannato a morte è fuggito (Fr, 1956) di Robert Bresson
I misteriosi percorsi della Grazia sono l’incontro di una offerta di salvezza con la volontà di salvezza di ogni singolo uomo, e si realizza con lo Spirito nella Storia per andare oltre essa. La fuga di un prigioniero di guerra è esemplare in quanto rapporto fattivo, concreto, della persona con il proprio ideale di liberazione e le "occasioni", piccole o grandi, a disposizione. La coerente accettazione della propria "missione" consentirà di oltrepassare le porte chiuse della prigione e conseguire la libertà. Da un grande maestro del cinema, recentemente salutato da Papa Woytila.

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INDULGENZA

Il principio di realtà / " La dottrina delle indulgenze dice che il perdono cristiano "cancella la colpa, ma non rimette la pena. Per questo ci è richiesta una "penitenza", cioè un atto concreto di riparazione, un gesto che crei una contro-realtà: prendere atto che la storia non è fatta solo di intenzioni e che ogni nostro gesto crea una realtà"

La conversa di Belfort (Fr, 1944) di Robert Bresson
Schindler’s List (Usa, 1997) di Steven Spielberg
Entrambi i titoli, in diverso modo e contesto, esemplificano con chiarezza l’assunto. Nel film di Bresson, la fede di Suor Anne-Marie che ha interiormente chiari preannunci della sua missione salvifica, passa per il sacrificio e la morte, offerta di sé che segnerà la redenzione di Teresa (che ha ucciso per vendetta) in una sorta di finale reciproca sostituzione. I due personaggi sono opposti, ma "necessari" l’un l’altro perché la Grazia possa operare, secondo l’idea di "predestinazione" nel senso cristiano di chiamata di Dio all’uomo. Analogamente, nel noto film di Spielberg, l’imprenditore Schindler, che opera entro il regime nazista, ne usa le stesse regole per sovvertirlo, riducendo agli estremi limiti del possibile il progetto di sterminio, salvando dalla morte migliaia di ebrei internati.

I miserabili (Fr/Gb, 1998) di Bille August
In questo ultimo rifacimento del celebre romanzo di Victor Hugo, il regista danese insiste soprattutto sulle conseguenze redentrici di un gesto straordinario di perdono del vescovo Myriel al galeotto Valjean, e, quindi, nella persona dell’ispettore di polizìa che gli dà la caccia, gli aspetti nefasti di un concetto di legge che segue la lettera, ma non lo spirito, e la conclusione autodistruttiva di una "ingiustizia perfettamente legale".

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MEMORIA

La questione del tempo / " Nella Bolla di indizione di questo Giubileo, il Papa invita ad una purificazione della memoria, con un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le mancanze compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani. Saper ricomprendere e ripensare il passato ... essere credibili nelle richieste di dialogo con coloro che possiamo aver offeso"

Dies Irae (Dan, 1943) di Carl Th. Dreyer
Questo celebre capolavoro di un grandissimo maestro del cinema, è una storia di un amore non possibile tra la giovane moglie di un pastore protestante e il suo figlio in un ambiente umano reso ossessivo e persecutorio dal fanatismo religioso. L’intolleranza e la superstizione nella Danimarca del 1623, portano tragicamente all’accusa di stregoneria e all’accettazione della morte come sola forma di liberazione. Tutti i personaggi hanno una personalità complessa e spesso sfuggente che si esprime visivamente in uno straordinario conflitto di luci ed ombre.

Galileo (It, 1968) di Liliana Cavani, Giordano Bruno (It, 1973) di Giuliano Montaldo
Il conflitto, a volte tragico, tra scienza, pensiero e il tradizionale insegnamento della Chiesa in quell’età di radicale trasformazione, tra fine ‘500 e inizi ‘600, che vede formarsi l’età moderna, trova esemplare espressione in alcune figure chiave di scienziati e pensatori che hanno segnato una svolta evolutiva, ben illustrati nei film della Cavani e di Montaldo.

Mission (Gb, 1986) di Roland Joffé
Nell’America del Sud, 1767, una missione di gesuiti nella giungla viene chiusa da un potente cardinale per assecondare gli interessi di sfruttamento di spagnoli e portoghesi, ma lo scontro tra difensori degli indios e potere costituito è violento. Quando la politica prende il sopravvento sulle scelte di fede entro la gestione della vita della Chiesa in un contesto sociale, quando cioè il potere temporale prevale sui valori spirituali, allora il contrasto assume aspetti traumatici nelle coscienze, impone scelte drammatiche.

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MARTIRIO

La questione della visibilità / "La memoria dei martiri è un segno perenne della verità dell’amore cristiano, sia nella sua forma estrema di dono della vita, sia nella sua forma di testimonianza eroica della vita cristiana vissuta. Ordinare le cose del mondo secondo Dio".

Becket e il suo re (Gb, 1964) di Peter Glenville; Un uomo per tutte le stagioni (Gb, 1966) di Fred Zinnemann
Il più grande conflitto di potere tra Corona e Chiesa nell’Inghilterra del XII sec.: la grande amicizia tra Enrico II Plantageneto e Thomas à Becket, nominato poi Arcivescovo di Canterbury, si trasforma poi in un insanabile conflitto tra un’idea di Stato e un’idea di Chiesa che si concluderà drammaticamente nell’assassinio nella Cattedrale, evento che dominerà gran parte della cultura medievale fino allo scisma di Enrico VIII nel 1534. Su questo periodo storico, il film di Zinnemann riprende un tema analogo nella figura di un altro Thomas, il grande umanista More, amico di Erasmo: la fedeltà alla sua idea di Chiesa porterà pure lui al martirio, nella Torre di Londra.

Il processo di Giovanna d’Arco (Fr, 1962) di Robert Bresson, Giovanna d’Arco (Fr, 1994) di Jacques Rivette
Sicuramente la figura più misteriosa di santa, quella della Pulzella di Orlèans, che tanto fascino ha esercitato su drammaturghi e cineasti. Il film di Bresson accentua l’aspetto più razionale della pucelle piuttosto di quello plebeo e mistico, una donna che con disinibita scioltezza tratta i giudici alla pari, con un linguaggio adeguato, quasi un legal thriller essendo basato direttamente sugli atti del processo, e pur rimane circondata di un distaccato, scarno e impenetrabile mistero. Diverso è il taglio interpretativo nel film di Rivette, che rimanda singolarmente alla posizione di G.B. Shaw nella prefazione al suo play: "Cattolica dichiarata e devotissima, essa fu, di fatto, uno dei primi martiri protestanti " rivendicando per sè e la salvezza della sua anima un rapporto priotario con Dio, "affar suo, non des gens d’église" - e con ciò asseriva con forza anche la sua libertà di donna in una società totalmente determinata dai maschi. Forte è pure l’impronta cristica, dalla solitudine di fronte ai grandi sacerdoti (l’Inquisizione) alla straziante invocazione a Gesù, tra le fiamme, prima di "rendere lo Spirito".

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CARITA'

La questione dell’individualismo / "La carità apre i nostri occhi ai bisogni di quanti vivono nella povertà e nell’emarginazione. Il richiamo è soprattutto ad una dimensione pubblica e collettiva della carità, alla cooperazione tra i popoli, alla squisita forma di carità che è la politica, non solo un atteggiamento di buon cuore, ma forma pubblica e istituzionale di convivenza. Una cultura della solidarietà" .

Nazarin (Mess, 1958) di Luis Buuel
Il celebre film messicano del grande regista spagnolo è una parafrasi problematica del figura di Gesù e del concetto di carità: il "cammino della croce" del giovane sacerdote che vuole rivivere in purezza il messaggio evangelico, passerà per l’espulsione dalla Chiesa, tra due donne perdute, con un nano deforme, e la protezione di un ladrone, fino a che alla certezza subentrerà il dubbio "sulle morali e sui valori dominanti in una società di miseria". Buuel considera che "chi non sa distinguere tra cause ed effetti della povertà, e quindi non si schiera contro gli oppressori oltre che a favore degli oppressi, è destinato al fallimento".

 

Padre Daens (Bel/Fr/Ol, 1992) di Stijn Coninx
Esempio di intervento pubblico del concetto di carità sociale: illuminato dalla Rerum Novarum, un sacerdote belga, sullo sfondo delle lotte operaie nelle Fiandre del 1888, entra in politica con i socialisti fondando un partito di impronta cristiana.

La città della gioia (Gb/Fr, 1992) di Roland Joffé
I lebbrosi e i diseredati di Calcutta, fecondo terreno di carità di Madre Teresa, sono anche motivo di scoperta dei motivi più profondi che danno un senso alla propria vita, per un medico americano in crisi esistenziale. La solidarietà fattiva con chi soffre ed è privato di ogni cosa può essere la via più rivelatrice di ciò che l'amore verso il prossimo possa realmente significare, e comportare di conseguenza.

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