Un messaggio alla Chiesa a nome di tutte le donne. Lo hanno lanciato le oltre 200 teologhe cristiane provenienti da tutto il mondo a conclusione del convegno teologico internazionale, dal titolo “Teologhe rileggono il Vaticano II. Assumere una storia, preparare il futuro”, che si è tenuto dal 4 al 6 ottobre a Roma, organizzato dal Coordinamento teologhe italiane.
“Ed è ora a te che ci rivolgiamo, amata Chiesa di cui siamo figlie e amiche, perché ci riconosciamo parte consapevole della tua tradizione di amore.
E’ in quella consapevolezza che si innesta la nostra assunzione di memoria, oggi forte e necessaria come prima.
La memoria che abbiamo scelto di assumere non ha rigidità alcune. Né confini: in ogni luogo sono le donne e in ogni tempo e modo vogliamo ricordarle. La nostra sarà memoria multiforme, come molte siamo noi e siamo state, fuori o dentro il tuo abbraccio.
Assumiamo la memoria della fede delle donne, ma custodiremo come nostro anche il loro rifiuto; avremo memoria della loro nostalgia, ma non dimenticheremo il loro sdegno; saremo memoria della loro passione di vita, ma non lasceremo indietro il loro dolore e tutte le sue genesi.
La memoria che assumiamo è quella delle vecchie, quelle che c’erano da prima e hanno visto, che hanno compreso e ricordato, lottato e sopportato, e spesso hanno dovuto distinguere cosa mettere in discussione e cosa proteggere per chi sarebbe venuta dopo. Ma è nel palmo delle nostre mani anche la memoria delle giovani, il dono prezioso della continuità di sorellanza che attraversa le generazioni e appartiene a tutte, anche a quelle che ancora si immaginano sole, figlie uniche della propria storia.
La memoria che assumiamo è quella delle credenti e della loro testimonianza, che sia trascorsa nel silenzio e nella parola, quando parola hanno potuto pronunciare. La loro fede ci ha generate e la loro scelta ci ha confermate. Ma oggi deliberiamo di assumere come nostra anche la memoria delle altre donne, le non credenti che per anni ci hanno camminato affianco senza che mai potessimo, le une e le altre, incrociare gli sguardi per riconoscerci sorelle. Assumiamo la comune memoria di aver abitato lo stesso presente e di averlo fecondato insieme.
La nostra memoria sarà ecclesiale, perché inclusiva e plurale come lo Spirito ci ha chiamato a essere in te, amata Chiesa. Sia dunque una memoria di mille e mille nomi e volti, voci e mani, sguardi e corpi, perché delle donne, di tutte le donne, avvenga come dei passeri nel cielo: neppure un gesto, una parola o un battito di vita siano considerati perduti e inutili. Sarà una memoria teologica, perché si alimenterà dalle nostre domande e dall’impegno comune di mantenerle vive, trovando i modi di pronunciarle più decise ogni volta che il silenzio cercherà di farsi norma. Anche questo significa essere teologhe e questo saremo, da cristiane e da donne. La nostra memoria in questo presente sarà sacrario e semenza: custodirà il passato che siamo state e germoglierà il futuro che vogliamo essere, senza più lasciare indietro nessuna.
Noi non dimenticheremo più, né lasceremo dimenticare”.