Negli ultimi tempi, con diversi amici, mi è capitato di discutere di nuovo (dopo anni, forse, che non accadeva più) e appassionatamente di politica ed economia: siamo forse meno rassegnati, e dunque parliamo, ma non certo meno preoccupati e, a volte, confusi. L’ultimo numero della rivista Concilium (il numero 5 del 2011) si intitola “Economia e religione”, tema che non ha bisogno di commenti per comprenderne l’importanza e l’attualità. Inoltre è abbastanza raro che riviste di teologia prendano così di petto un tema come questo, dunque l’occasione è interessante.
L’editoriale della rivista comincia così: “La crisi finanziaria ed economica scoppiata nel 2008 e le successive crisi di quelle economie occidentali che fino a tempi recenti prosperavano, spingono nuovamente a riflettere sul sistema economico egemonico, il capitalismo, e le sue fragilità. Alla contraddizione del sistema che crea nuovi poveri, nuova diseguaglianza sociale, mettendo a rischio l’ecologia globale, si aggiunge ora una profonda crisi interna di fiducia. La «crisi di fiducia» ci ricorda che è implicita una certa dose di fede nel funzionamento dell’economia. C’è una connessione anche tra economia e soteriologia: dopo l’«economia della salvezza» (Eusebio di Cesarea) e l’«economia come salvezza» (Max Weber), le successive crisi e i tentativi degli stati di sostenere banche e investimenti privati starebbero ora ad indicare la necessità vitale di «salvezza dell’economia» (Patrick Viveret). È questa la forma dell’economia che deve essere salvata?”.
La rivista Concilium si può comprare anche come singoli numeri in libreria o ordinare on line al sito dell’editrice Queriniana (€ 15,00).
Stella Morra