Ciao Gino, ci mancheranno la tua mitezza e umanità
Fa sorridere, me ne rendo conto, a sessant’anni suonati da un pezzo, dire che Gino era uno dei miei amici “grandi”, con lo stesso tono con cui, da ginnasiale, avrei potuto dirlo di un laureato. Insomma, uno che ne sa più di te, e tanto; uno di cui hai tanto sentito parlare prima ancora di averlo conosciuto; uno con cui ti rapporti con quel senso di rispetto e ammirazione che si riserva ai “grandi” – appunto.
E poi, vivendo insieme esperienze diverse, ecclesiali, politiche e culturali, scopri che la distanza di spessore, di saggezza, se vogliamo, si dissolve davanti alla sua umanità, al suo sorriso bonario, alla sua capacità di ascolto, all’ospitalità e ad un bicchiere di buon vino.
Mi ha sempre incuriosita la sua capacità di leggere la realtà attraverso i numeri, non i numeri “freddi” che tanti media sbattono in prima pagina nudi e crudi, senza proporre chiavi di lettura significative: dietro e dentro i numeri che Gino elaborava sentivi l’attenzione profonda alle persone, alle situazioni, alle emergenze. Forse perché così pacato e rispettoso, è stato spesso inascoltato, e le sue previsioni si sono poi, purtroppo, verificate, puntualmente.
Ma oggi voglio ricordare soprattutto il suo sorriso, i suoi occhi che si illuminavano, birichini, quando raccontava delle sue avventure e disavventure di viaggio, la sua passione per i treni, le chiacchiere serissime e banali intorno a un caffè, nei tempi morti tra una riunione e l’altra, o sul sagrato della chiesa dopo la messa.
Ci mancherai…
Maria Paola Longo