Quando ci si appassiona ad un bel libro lo si legge tutto d’un fiato e non si vorrebbe mai che finisse. Eppure, dopo aver terminato lo splendido romanzo di Colum McCann “Questo bacio vada al mondo intero” non ne sento la mancanza. E non perché sia un libro di poco valore, ma esattamente per il contrario. La scrittura di questo autore contemporaneo (nato a Dublino nel 1965 e residente da molti anni a New York) è così intensa, così profonda e le vicende narrate così empatiche, che una volta arrivati al fondo ti lascia senza fiato e con il bisogno di lasciar decantare le emozioni provate nel leggerlo.
Come ha scritto Dave Eggers (romanziere e saggista statunitense) “C’è così tanta passione in ogni pagina di questo libro da far venire le vertigini”. Vertigini che non deve aver provato il personaggio attorno a cui ruotano e si intersecano tutte le vicende e i personaggi narrati nel libro. Il funambolo Philippe Petit che il 7 agosto del 1974 (il fatto è storico) attraversò su una corda d’acciaio il vuoto tra le Torri gemelle del World Trade Center a New York, a centodieci piani di altezza (qui un videomontaggio di foto dell’evento, in quest’altro video alcune scene dal documentario “Man on wire” del 2008). “Intorno all’enigmatica figura di Philippe Petit, eroica e insieme così fragile, e alla sua passeggiata tra le nuvole, Colum McCann costruisce un romanzo fatto di storie e voci intrecciate – così si legge nella quarta di copertina del libro edito da Rizzoli (pp. 456, € 21 rilegato e € 11,90 brossura ) -. All’ombra di quelle torri, simbolo di potere e presagio della caduta che verrà, si incrociano le vite di Corrigan, folle di Dio che ha trovato il suo Terzo mondo nel Bronx; della prostituta Tillie, a trentotto anni già nonna, e non ancora sconfitta dalla vita; di Claire, chiusa nel suo lussuoso appartamento nell’Upper East Side a piangere il figlio morto in Vietnam; di Gloria, discendente di schiavi, che condivide lo stesso dolore; di Lara, un’artista corrosa dal rimorso ma decisa a ripulire la propria vita…”.
Un grande romanzo americano contemporaneo che non ha caso ha vinto nel 2009 il National Book Award, un prestigioso premio letterario statunitense che celebra e promuove la letteratura americana di qualità. Un libro che non condanna al pessimismo (come mi è capitato leggendo altri scrittori americani odierni quali Cormac McCarthy o Don DeLillo), ma incrociando le storie dei vari personaggi “apre la porta alla speranza in un mondo abitato dal dolore”. Questa è la vita, questo è il mondo… che ci narra McCann. E, come recita più o meno il titolo originario, “lascia che il mondo giri in vortici infiniti” (Let the great world spin)…
Carlo Barolo