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27 Gennaio 2018
Stella Morra

4. Cambiare strada

Commento a: Dt 1, 34-2,8


Introduzione

Siamo al quarto passo, il primo è stato Tobia con il tema della devozione, che se rimane uguale a sé stessa, opera buona, ma che alla fine produce sterilità. È una esperienza di resistenza al cambiamento, difficile pensare al di là del dato etico. Quando la Scrittura dice che il giudizio compete a Dio intende che per gli umani il giusto o sbagliato, il buono o cattivo, è difficile da chiarire così drasticamente. La nostra domanda dovrebbe essere quanto le cose sono feconde? quanto producono vita o quanto sono sterili?

Il “vi riconosceranno dai frutti” di Gesù è spesso stato interpretato su quanta gente convertite, ma probabilmente sono i frutti di vita in noi o intorno a noi. Persone che sembravano malati, paralizzati, morti (come Lazzaro) o classificati (come Zaccheo e l’adultera), con Cristo la loro vita rifiorisce, torna ad essere feconda. Tobia fa cose buone che però sono sterili. Serve un cambiamento perché invece sono feconde le cose più dubbie che fa il figlio e ancor più dubbie quelle dell’angelo, che è un gran mentitore.

Qui vi è il tema del fariseismo: i farisei nel Vangelo sono il caso limite di cose giuste, non solo sterili, ma anche violente e vengono molto criticati da Gesù. Il problema è che noi, in quanto cristiani, ci pensiamo dalla parte di Gesù, ma non è automatico. Il giusto contro il vitale, l’esatto contro ciò che fiorisce, è un problema tipico nei periodi di cambiamento perché ciò che viene definito giusto in un certo quadro nel momento in cui cambia il quadro è difficile per noi capire che necessita di altre prospettive, ci sembra che cambiare le regole del gioco sia troppo rischioso. Quindi in un tempo di cambiamento si rischia la sterilità.

Il secondo testo di Abramo, Lot e Sara, parla di un cambiamento che mente, separa e divide. Qui il criterio è la fecondità. Il terzo testo di Davide con la morte del figlio, quando Davide cambia le vesti, è certo un cambiamento di cuore, di atteggiamento, di occhi, ma ha anche una visibilità pubblica. Noi ci siamo un po’ rifugiati nelle intenzioni: “nel mio cuore sono cambiato”, va benissimo, ma nel corpo, nelle relazioni, bisogna cambiare veste; c’è anche un volto pubblico.

La lectio di oggi

Sembra un testo strano. Il titolo è “cambiare strada”. Questa metafora è stata usata spessissimo nel mondo cristiano, quindi si rischia di dimenticarne il valore reale. C’è una dimensione della metafora della strada che non è poetica: le vesciche ai piedi, l’aspetto corporeo, la necessità di fare la doccia, la fame, la stanchezza. Anche oggi andare in montagna è poetico, ma fa fatica.

È condividere spazi e gesti, debolezze e forze della propria corporeità, con altri che magari non hai scelto e quindi non sappiamo se possiamo permettercelo. Quindi pensiamo alla strada nel suo carattere corporeo, la strada è anche il progetto, la meta, ma il rapporto tra strada e meta è complesso.

Preferisco parlare di strada e non di “senso”, parola che ha fatto danno al cristianesimo. Gesù Cristo in croce non aveva tanto senso e ne era così consapevole e nel Getsemani dice “se possibile, anche no”. I cristiani non hanno un senso, una parte del cervello in più che ci dice qual è la risposta, però hanno una strada, la sequela, il “vieni e seguimi”, non vieni e impara, capisci le risposte.

Deuteronomio vuol dire “seconda legge”, ma non contiene una legge. Ne fanno parte tre lunghi discorsi di Mosè, più una benedizione. Mosè ripercorre la propria vita e le vicende del popolo. È la prima grande lettura di fede della storia di Israele. Si racconta un credente, Mosè, che rilegge in chiave di fede il rapporto con Dio e con la storia. Questo rotolo, secondo la tradizione ebraica, sarebbe stato trovato quando gli ebrei tornarono dall’esilio e nell’inaugurazione del secondo tempio diedero lettura di questa seconda legge. È come un re-inizio, si collega il secondo tempo all’Esodo: c’è stato un secondo Esodo in Babilonia, poi siamo stati liberati e ora possiamo avere una seconda legge, ricominciare da qui.

In questo testo la narrazione è abbastanza noiosa, Mosè fa tutti gli esempi di ciò che hanno fatto, per noi è difficile, ma in questo il tema è la strada.

Il testo

1 34Il Signore udì le vostre parole, si adirò gravemente e giurò dicendo: 35«Certo, nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che ho giurato di dare ai vostri padri, 36salvo Caleb, figlio di Gefunne. Egli lo vedrà. A lui e ai suoi figli darò la terra sulla quale egli ha camminato, perché ha pienamente seguito il Signore». 37Anche contro di me il Signore si adirò per causa vostra, e disse: «Neanche tu vi entrerai. 38Giosuè, figlio di Nun, che ti serve, vi entrerà; fortificalo, perché egli metterà Israele in possesso di questo paese. 39I vostri bambini, dei quali avete detto: “Diventeranno una preda!”, i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, sono quelli che vi entreranno; a loro darò il paese e saranno essi che lo possederanno. 40Ma voi, tornate indietro e avviatevi verso il deserto, in direzione del mar Rosso».

41Allora voi rispondeste: «Abbiamo peccato contro il Signore! Noi saliremo e combatteremo come il Signore, il nostro Dio, ci ha ordinato». Ognuno di voi prese le armi, pronti a salire verso i monti. 42Il Signore mi disse: «Di’ loro: “Non salite e non combattete, perché io non sono in mezzo a voi; voi sareste sconfitti davanti ai vostri nemici”». 43Io ve lo dissi, ma voi non mi deste ascolto; anzi foste ribelli all’ordine del SIGNORE, foste presuntuosi e vi metteste a salire verso i monti. 44Allora gli Amorei, che abitano quella zona montuosa, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api, e vi batterono da Seir fino a Corma. 45Voi tornaste e piangeste davanti al Signore, ma il Signore non diede ascolto alla vostra voce e non vi porse orecchio.

46Così rimaneste in Cades molti giorni; voi sapete bene quanti giorni vi siete rimasti.

2 1Poi tornammo indietro e partimmo per il deserto in direzione del mar Rosso, come il Signore mi aveva detto, e girammo intorno al monte Seir per lungo tempo.

2Il Signore mi disse: 3«Avete girato abbastanza intorno a questo monte; volgetevi verso settentrione. 4Da’ quest’ordine al popolo: “Voi state per passare i confini dei figli d’Esaù, vostri fratelli, che abitano in Seir; essi avranno paura di voi; state quindi bene in guardia, 5non movete loro guerra, poiché del loro paese io non vi darò neppure quanto ne può calcare un piede, perché ho dato il monte Seir a Esaù come sua proprietà. 6Comprerete da loro con denaro contante le vettovaglie che mangerete, e comprerete pure da loro con denaro persino l’acqua che berrete. 7Poiché il Signore, il tuo Dio, ti ha benedetto in tutta l’opera delle tue mani, ti ha seguito nel tuo viaggio attraverso questo grande deserto; il Signore, il tuo Dio, è stato con te durante questi quarant’anni e non ti è mancato nulla”».

8Così passammo, lasciando a distanza i figli di Esaù, nostri fratelli, che abitano in Seir, ed evitando la via della pianura, come pure Elat ed Esion-Gheber. Poi ci voltammo e ci incamminammo verso il deserto di Moab.

Il commento

Questa è una delle tante narrazioni che Mosè fa nei discorsi sulle ribellioni del Popolo durante l’uscita dal deserto. Il camminare prevede la ribellione perché c’è dentro una fatica: uno si stanca, litiga, vorrebbe riposare.

1 34Il Signore udì le vostre parole, si adirò gravemente e giurò

Il Signore ha ascoltato, si è arrabbiato e prende una decisione. La decisione nasce da un ascolto.

dicendo: 35«Certo, nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che ho giurato di dare ai vostri padri, 36salvo Caleb, figlio di Gefunne. Egli lo vedrà. A lui e ai suoi figli darò la terra sulla quale egli ha camminato, perché ha pienamente seguito il Signore».37Anche contro di me il Signore si adirò per causa vostra, e disse: «Neanche tu vi entrerai. 38Giosuè, figlio di Nun, che ti serve, vi entrerà; fortificalo, perché egli metterà Israele in possesso di questo paese. 39I vostri bambini, dei quali avete detto: “Diventeranno una preda!”, i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, sono quelli che vi entreranno; a loro darò il paese e saranno essi che lo possederanno.

Il Signore fa tre eccezioni: 1) Caleb perché lui ha seguito; 2) Giosuè perché è il servo di Mosè: Mosè è un condottiero, ma sta dalla parte del popolo e dunque se ne assume le conseguenze. Non è l’essere condottiero che va punito, quindi Giosuè, servitore di Mosè e condottiero, entrerà. 3) I bambini, i più fragili, coloro che non contavano, andavano al seguito, ma anche non conoscevano né bene né male, non conoscevano la lettura moralistica dell’esistenza.

Entra dunque chi segue il Signore, chi ha una responsabilità verso gli altri, chi è debole e non troppo intellettuale.  Qual è la strada che ci consente di essere fiduciosi, responsabili, poveri?

40Ma voi, tornate indietro e avviatevi verso il deserto, in direzione del mar Rosso».

Dopo quarant’anni che camminano, ora il Signore gli dice di tornare indietro. Il cambiamento a volte sembra portarci indietro. Di per sé la conversione è sempre un movimento indietro, bisogna andare a ripescare la radice profonda che ci ha portato fuori strada, bisogna tornare ai bivi precedenti. Sempre, quando uno va fuori strada, cerca di non tornare, ma di tagliare e molto sovente fa tripla fatica.

Ci sono costruzioni interiori e pubbliche che non si possono negare, bisogna tornare e smontare il punto di origine. Bisogna tornare sul bordo del ritorno alla schiavitù. È una delle cose su cui facciamo più resistenza.

41Allora voi rispondeste: «Abbiamo peccato contro il Signore! Noi saliremo e combatteremo come il Signore, il nostro Dio, ci ha ordinato». Ognuno di voi prese le armi, pronti a salire verso i monti. 42Il Signore mi disse: «Di’ loro: “Non salite e non combattete, perché io non sono in mezzo a voi; voi sareste sconfitti davanti ai vostri nemici”». 43Io ve lo dissi, ma voi non mi deste ascolto; anzi foste ribelli all’ordine del Signore, foste presuntuosi e vi metteste a salire verso i monti.

Tutte le volte che il popolo dice “abbiamo peccato” sembra un punto di svolta, ma non capiscono, salgono verso la montagna. No, non lo fate, non sono con voi, non è questa la cosa da fare. “Io ve lo dissi, ma voi non mi deste ascolto”. L’ascolto rispetto alla strada è un tema decisivo: bisogna ascoltare i propri piedi, non solo i desideri. Ascoltare la strada, ascoltare coloro che si incontrano.

Noi pensiamo all’ascolto come a qualcosa di intellettualistico. Tutti noi abbiamo bisogno di tempi, non luoghi, in cui poter lasciare da parte altre cose per pensare alla propria vita, ma a condizione che prima si abbia camminato.

44Allora gli Amorei, che abitano quella zona montuosa, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api, e vi batterono da Seir fino a Corma. 45Voi tornaste e piangeste davanti al Signore, ma il Signore non diede ascolto alla vostra voce e non vi porse orecchio.

È rarissimo nella scrittura il Dio che non ascolti (sentì il grido del popolo, Gesù sente anche chi lo sfiora), in Amos si dice che il Signore non dà ascolto a chi angaria il povero e la vedova. Qui Dio non ascolta, anche se non per sempre, poi Dio si commuove.

46Così rimaneste in Cades molti giorni; voi sapete bene quanti giorni vi siete rimasti.

Non c’è più strada, se il Signore non ascolta non si sa più dove andare.

2 1Poi tornammo indietro e partimmo per il deserto in direzione del mar Rosso, come il Signore mi aveva detto, e girammo intorno al monte Seir per lungo tempo.

L’atto di conversione implica che si giri in tondo per un sacco di tempo. È bellissimo! Fino a che il Signore vede. “I vostri piedi hanno capito”.

2Il Signore mi disse: 3«Avete girato abbastanza intorno a questo monte; volgetevi verso settentrione. 4Da’ quest’ordine al popolo: “Voi state per passare i confini dei figli d’Esaù, vostri fratelli, che abitano in Seir; essi avranno paura di voi; state quindi bene in guardia, 5non movete loro guerra, poiché del loro paese io non vi darò neppure quanto ne può calcare un piede, perché ho dato il monte Seir a Esaù come sua proprietà. 6Comprerete da loro con denaro contante le vettovaglie che mangerete, e comprerete pure da loro con denaro persino l’acqua che berrete. 7Poiché il Signore, il tuo Dio, ti ha benedetto in tutta l’opera delle tue mani, ti ha seguito nel tuo viaggio attraverso questo grande deserto; il Signore, il tuo Dio, è stato con te durante questi quarant’anni e non ti è mancato nulla”».

Ora bisogna cambiare metodo “comprate”. Cosa significava il denaro in una società antica e cosa significa oggi? Sono mondi completamente diversi. C’è un cambiamento. Fin’ora fare strada era fare guerra, ora comincia la negoziazione perché “il Signore ti ha benedetto”, perché sei ricco di famiglia. Il Signore ha seguito te, mentre pensavi di essere tu a seguirlo. È la sovrabbondanza, è la strada feconda, viene dalla benedizione del Signore.

8Così passammo, lasciando a distanza i figli di Esaù, nostri fratelli, che abitano in Seir, ed evitando la via della pianura, come pure Elat ed Esion-Gheber. Poi ci voltammo e ci incamminammo verso il deserto di Moab.

Alla fine, ci è andato tutto questo percorso per digerire che non “entrerete”, ma ricordate che Dio ha benedetto il frutto del vostro lavoro, vi ha dato vita. Non hanno più una meta, ma hanno ancora strada e in questa strada denaro e benedizione. E ancora una volta la direzione è verso il deserto, perché in qualche modo la terra promessa è nella vita benedetta. Non ti è mancato nulla, non hai bisogno di un luogo. In questo senso cambiare strada è l’ultima grande dimensione dell’esperienza umana del cambiare.

Non c’è solo un volto pubblico del cambiamento (Davide che cambia le vesti), ma c’è un ascolto non intellettuale, un ascolto della strada, dei piedi, che è assolutamente necessario per evitare di girare intorno, di fingere di cambiare, o di pensare di aver cambiato, ma in realtà non si è cambiato niente.

Fossano, 27 gennaio 2018

(Testo non rivisto dall’autore)

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